Tuesday 26 February 2008

I and my invisible me / Io e il mio io invisibile

Spring is finally here. I can hear it through the birds chirping on the trees and the different angle with which the sunlight strikes the world around me.
It’s Spring finally but I’m feeling miserable since Sunday. I keep on asking myself what did I learn in all these past years on how to conquer fear.
My parents and I had a quarrel. Actually they started the coup d’etat or to be more precise, it was my mother who decided so. Yes my mother, my eternal life dilemma, my ultimate strict life teacher.
A simple disagreement on should I go to vote or not in my native country has become an opportunity to unearth old grievances that have not been soothed and digested. I voted the last time in my country four years ago. I knew what I was doing. Help my country become part of the European community.
But during these last four years my whole entire life has changed and obviously my interaction with the outside world changed as well. Slowly I let go of my country, not because I denounced it but because I started living my life here and now. And here and now meant starting to get interested in Italian politics and its strange complicated interaction with the GLBT world.
All these matured in a negative answer to my mother on the voting issue.
My life is here now mother and it doesn’t seem morally correct to me to cast my vote when I’m not really certain of what am I doing.
Hell broke loose. One by one, from A to Z all the grudges spilled over. And this time I succeeded to answer each and every one of them. Such a thing was out of bounds less than a year ago.
But fear was still there lingering igniting the air I was inhaling. At a certain point I thought I couldn’t breathe anymore.
The day before I was talking with my partner telling her about how I felt invisible in the society I’m living in. A society that pretends I do not exists. That you and I do not exist. That our love does not exists.
Well after this long telephone call with my parents I felt invisible to them too. Invisible to the society I live in and invisible to my family. I guess Vittorio Lingiardi in Citizen Gay is terribly right when he says that we suffer from a soaring minority stress. Something I verified through my freaked out blood glucose levels.
So now I keep on asking myself when will I learn to handle all this? When will I learn to just be myself without hesitation or embarrassment? When?
When will my child-parent relationship get better and not waist days and years quarrelling? Days and years that won’t come back again.





La primavera è qui. La sento dagli uccelli che sono tornati a cinguettare e dall’angolazione della luce del sole.
La primavera è qui, ma da domenica mi sento uno schifo. Mi chiedo e mi richiedo se in tutti questi anni ho imparato qualche cosa su come gestire la paura.
Ho avuto un diverbio con i miei genitori. Esattamente il colpo di stato l’hanno creato loro o meglio è stata mia madre a crearlo. Lei, l’ eterno dilemma della mia vita. La mia grande e severa insegnante.
Una semplice divergenza di opinione su andare o no a votare nel mio paese di nascita è diventata una occasione per rivangare vecchi dolori che non sono mai stati leniti e digeriti. Fino a quattro anni fa ho continuato a votare nel mio paese. Avevo le idee ben chiare: fare entrare il mio paese nella comunità europea.
Ma in questi ultimi quattro anni della mia vita, la mia vita stessa è cambiata e nel momento in cui è cambiata, è cambiata anche la mia interazione con il mondo esterno. Man mano ho cominciato a lasciare mentalmente il mio paese, non perché non mi importava più ma perché ho cominciato a vivere il presente e questo significa guardarmi intorno. Pian piano ho cominciato ad interessarmi della politica italiana, specialmente per quanto riguarda la relazione contorta della politica con il mondo GLBT.
Tutto ciò è culminato nella mia risposta negativa alla domanda di mia madre se andavo a votare.
La mia vita è qui ormai mamma e non mi pare giusto che io dia un voto quando non sono veramente certa.
A queste parole è successo il putiferio. Dalla A alla Z sono usciti fuori tutti i dissapori. E finalmente ad uno ad uno ho dato una risposta. Qualcosa che fino a qualche anno fa non avrei mai fatto.
Ma la paura da qualche parte c’era, e bruciava l’aria che io respiravo. A un certo punto credevo di non respirare più.
Il giorno prima parlando con la mia donna le dicevo quanto mi sento invisibile in una società che fa finta che io non esisto. Che io e te non esistiamo. Che il nostro amore non esiste.
Beh dopo la lunga telefonata con i miei mi sono sentita invisibile anche per loro. Invisibile per la società e invisibile per la mia famiglia. Ha ragione Vittorio Lingiardi di Citizen Gay: noi soffriamo di un minority stress molto elevato. E una conferma è la mia glicemia che in questi giorni faccio fatica a controllare.
E mi chiedo, quando imparerò a gestire tutto ciò? Quando imparerò ad essere me stessa senza vergogna o titubanza? Quando?
Quando la mia relazione con i miei migliorerà per non sprecare giorni e anni a litigare? Giorni e anni che non torneranno mai più indietro.

6 comments:

Anonymous said...

Tutto vero..spesso penso anch'io alla mia condizione che è così palese ormai per me e la mia metà che quando qualcuno si stupisce nel sentire io+lei=amore=lesbiche..mi cadono le braccia..e non so da dove cominciare,se dai principi filosofici,dalla vita quotidiana,da sermoni infiniti..e certe volte vorrei tanto non dover stare a spiegare proprio nulla..
Signorinella C.

Anonymous said...

Hai descritto quello che può sembrare indescrivibile. Lasci l'amaro.. ma anche il merito per averlo detto.

Acquafortis said...

@ Signorinella C: se si stupiscono è basta sai, non sarebbe così male!!! Il problema è quando la reazione è disgusto, rabbia e negazioni di vivere la nostra vita con i pieni diritti umani e civili. Di dovere lottare e non essere ascoltati, di sentirsi isolati in un mondo pieno di finta solidarietà.

Acquafortis said...

@ Zorba: grazie del complimento. Lo apprezzo molto. Mi ci sono voluti due giorni (e due notti) per metabolizzare l’emozione e descriverla in parole. E come tu ben sai le parole sono solo delle scatole che trasportano emozioni che non sempre bastano per rappresentare quello che è veramente accaduto nel cuore, nella mente e nell’anima.

Anonymous said...

Appena arriveremo alla fase "divulgazione notizia al mondo intero" di certo,ci faremo tanto male per le reazioni non più stupite ma inorridite...ma noi ci facciamo forza e tiriamo avanti..e come ho detto già altrove,se ti va,ci siamo anche noi!
:)
Le Signorinelle

Acquafortis said...

@ Signorinelle: Grazie. Grazie tanto. Spero di potere incontravi un giorno non molto lontano.